La
piccola comunità cristiana formiana nasceva successivamente
al passaggio e alla predicazione degli Apostoli o dei delegati
apostolici. Gli Atti di Pietro e Paolo dello Pseudo Marcello attestano
l'arrivo di s. Paolo a Gaeta. "Partiti da Baia, giunsero
a Gaeta, dove Paolo prese ad insegnare la parola di Dio. Vi rimase
infatti per tre giorni in casa di Erasmo, che Pietro aveva invitato
da Roma a predicare il vangelo di Dio. Partito da Gaeta, arrivò
alla borgata di Terracina."
La prima esperienza di comunità cristiana ruotava attorno
alla domus ecclesiae. Il rito della frazione del pane si svolgeva
in un locale, probabilmente all'interno di una delle abitazioni
nelle adiacenze dell'urbs. Resti di una villa rustica sono stati
rinvenuti nei pressi dell'area cimiteriale ad occidente del quartiere
di Castellone. Una parte del fondo, in special modo la zona confinante
con la necropoli, poteva essere stata concessa dal proprietario
per l'erezione di strutture funerarie o celebrative posteriormente
all'editto di Milano del 313.
Durante il periodo intermedio la comunità cristiana si
era consolidata ed accresciuta; era una forte minoranza. Probabilmente
la diocesi di Formia si era costituita nel III secolo, atteso
che nei secoli precedenti la chiesa cattolica era governata dal
pontefice come se fosse un'unica diocesi. Le diocesi più
antiche erano quelle collegate direttamente alla sede petrina
sia per la loro vicinanza geografica e strategica sia per rapporti
stabili e continuativi di fedeltà, consolidatisi nel tempo,
anche a difesa contro le eresie che minacciavano l'unità
del corpo ecclesiale.
Nel 303 il vescovo di Formia Probo dava sepoltura ad Erasmo vescovo
antiocheno; poco dopo il 313 la diocesi formiana erigerà
un sepolcreto idoneo: il santuario.
La chiesa di S. Erasmo nasce sull'area di un cimitero romano collocato
extra moenia.
Formia:
chiesa ex cattedrale di S. Erasmo
Complessi scavi archeologici hanno permesso il rinvenimento di
un sistema di inumazioni sub divo sotto la pianta della chiesa
attuale. Alcuni dei sepolcreti sono riferibili a tombe cristiane.
Resti di costruzione di una domus si trovano reimpiegati nelle
fondazioni della chiesa originaria ad unica navata.
Una tomba a cassa vuota, foderata in marmo con una mensa sovrastante,
è inscritta in un martyrium ad aula absidata.
Si tratterebbe del sepolcro del vescovo Erasmo, morto a Formia
il 2 giugno del 303, secondo i Martirologi gerolimiano e romano.
Il mancato rinvenimento del corpo confermerebbe la narrazione
della Passio Sancti Erasmi di Gelasio II nella parte in cui si
rammenta la translatio delle ossa del santo in Gaeta a causa delle
incursioni saracene.
I dati topografici, la tomba posta in un luogo a se stante e sempre
rispettata dagli interventi edificatori successivi (contrariamente
a quanto accaduto per altre sepolture tranciate dalle fondazioni
murarie o per ricavare altri sepolcreti a camera), un'epigrafe
altomedievale, un'iscrizione graffita a lato della tomba con l'iniziale
del nome Er(asmo) (circa sec. IV) confermano l'ipotesi dell'identificazione
della sepoltura come quella del santo vescovo antiocheno.
Scavi archeologici dell'area dell'ex cattedrale di S. Erasmo.
Tomba di s. Erasmo.
A ciò si può aggiungere l'ininterrotta tradizione
orale che ab immemorabili ha identificato in quel luogo l'altare
privilegiato della devozione popolare.
La prima comunità cristiana a Formia si era formata per
la coincidenza di condizioni favorevoli: la presenza di gruppi
di Giudei e di Orientali nel porto, dediti al commercio e conoscitori
prima di altri delle novità dalla terra di Palestina e
più immediatamente disponibili a veicolare la nuova fede
similmente a quanto accadeva a Pozzuoli; la felice posizione viaria
della città lungo l'Appia in diretta comunicazione con
Roma e la Sede Apostolica in un andirivieni di contatti e presenze
significative; il suo essere terreno fertile ad ogni apertura
nella molteplicità di lingue, fedi ed interessi tipici
di ogni porto di mare.
Lo spessore della comunità viene ben rappresentato dalla
figura del vescovo formiano Probo, che accoglie dapprima Erasmo
ed in seguito si affretta a dare sepoltura alle sue spoglie nella
necropoli rinsaldando i cristiani di Formia nella memoria di Erasmo.
Secondo la Passio gelasiana s. Probo depone Erasmo nella parte
occidentale della città "iuxta amphitheatrum":
sulla tomba ed accanto ad essa si avvia il processo di ampliamento
dall'originario martyrium fino a giungere alla chiesa a navata
unica, alla cripta semianulare, all'episcopio.
Nella sua crescita l'episcopato formiano si saldò strettamente
con la Cattedra romana e partecipò puntualmente ai concili
e ai sinodi convocati dai pontefici.
Si ha notizia del vescovo Martiniano che sotto papa Felice III
comparve nel 487 ad un concilio. Nel 499, nel 501 e nel 504 al
concilio convocato da papa Simmaco e alle sinodi vi prese parte
il vescovo Adeodato.
Nell
787 si ha notizia del vescovo Campolo che risiede nel castro di
Gaeta. In realtà il castro gaetano nella più generale
condizione di decadenza dei centri urbani sorti lungo l'Appia
aveva trovato modo di essere edificato con il concorso degli abitanti
dei vicini distretti, costruzione favorita dal naturale arroccamento
e dalla defilata esposizione rispetto alle vie Appia e Flacca.
Il controllo sul territorio pontificio venne rafforzato con l'edificazione
di un insediamento fortificato sul modello del castro, fondato
per volere di papa Leone III, che da lui assunse probabilmente
il nome (Castroleopoli) e per breve tempo eretto a diocesi richiamò
la circoscrizione ecclesiastica di Minturno con la denominazione
di Traetto-Leopoli. Si avviava con Campolo una forte politica
pragmatica e prendeva, tuttavia, corpo una dipendenza dai Docibile
che perdurò fino all'elezione del vescovo Bernardo (997-1047),
che, pur provenendo dalla dinastia ducale, propose ed attuò
un progressivo distacco della politica di gestione dei beni diocesani
da quelle ducali, iniziando un reupero delle chiese e proprietà
ecclesiastiche.
Cosicché Campolo risiedeva a Gaeta nel 787 e manteneva
i legami con la cattedrale di S. Erasmo a Formia, ancora chiesa
battesimale, ma egli appariva e si definiva "Episcopus civitati
Caietanae" o ancora più perentoriamente "Episcopus
Kaetanus" (788).
Significativa
appariva la compilazione di documenti a dimostrazione dell'intensa
attività dell'episcopato tra IX e X secolo. Nell'830 (CDC,
I, II) Eustrazio rogava l'assegnazione da parte del vescovo Giovanni
al conte Gregorio di un mulino per 45 giorni, firmandosi scriba
e pater diaconiae.
Tra l'830 (?) e l'845 compare Pietro sacerdote e scriba; tra l'839
e l'845 Paolo si firma anch'egli sacerdote e scriba. Gregorio
esercita la funzione di scriba nell'851 in qualità di suddiacono
e nell'862 quale sacerdote. Con Ramfo nell'867 iniziava la serie
de vescovi con il solo titolo di Gaeta, venendo meno così
ogni richiamo alla diocesi formiana
Il
contributo di R. Frecentese è tratto da A. G. Miele - R.
Frecentese, Formia. Itinerario tra origini e AltoMedioevo. Storia
e monumenti. Palombi, Roma, 1995, pp.34-35.
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